La MACCHINA nei LIBRI
L'uomo come macchina imperfetta in Vizio di forma
All’interno del libro i racconti seppur vari e ambientati in
epoche differenti mantengono un filo comune: in ogni narrazione l’autore coglie
l’occasione per offrire al lettore uno spunto di riflessione sull’evoluzione della
specie umana e sui possibili rimedi al suo degrado. Dunque ogni racconto può
essere letto su due livelli: quello puramente narrativo e quello allegorico che
si nasconde dietro ad intrecci molto chiari e semplici descrizioni.
In questo contesto la macchina si colloca in ogni racconto
non solo come oggetto atto a svolgere la propria funzione ma come entità
animata e metaforica posta a rafforzare il messaggio ultimo della narrazione. Ecco
che, ad esempio, la penna a sfera e la pistola dal racconto “Procacciatori di
affari” rappresentano il progresso nello studio e nella divulgazione di informazioni
e in antitesi l’invenzione di macchine mortali da parte dell’uomo; mentre l’escavatrice
di “Ammutinamento” diventa simbolo del non rispetto della natura e dello
sfruttamento senza ritegno con cui l’uomo usurpa l’ambiente che lo circonda.
Non importa come la macchina compaia, che sia la
protagonista (Come nel caso del Knall
dall’omonimo racconto o del Rafter di
“Recuendo: il rafter”) o che sia fondamentale per lo sviluppo della narrazione
(come la macchina-tatua-pubblicità di
“In fronte scritto”) o ancora che faccia la sua comparsa in un breve paragrafo
(come la pendola in “Vilmy”), il suo ruolo è quello di sottolineare e guidare il
lettore verso una lettura nascosta del racconto. La macchina diventa ora uno
spunto di riflessione, ora un pretesto o il punto di partenza per una sottile critica
della nostra società e dei valori che oggi la dominano.
Forse il ruolo più importante della macchina all’interno del
libro viene raggiunto nel racconto “A fin di bene”, in cui la rete telefonica,
sempre più fitta e complicata, si trasforma in una grande rete neurale – argomento
di avanguardia scientifica, se si considera che il libro è stato scritto nel
1971 – che è capace di esercitare la propria volontà ed operare indipendentemente
dalle richieste degli utenti. Il racconto porta alla luce le tematiche, oggi
più attuali che mai, della conversione del progresso in una forma di
asservimento e dell’incapacità dell’uomo di gestirlo.
Infine, il paradosso più grande, e da cui ha origine il
titolo, è che tutte le macchine sono presentate nel libro come perfette,
progettate per un dato scopo esse agiscono in modo impeccabile, ad eccezione di
una:
“Lei, mi pare, lo ha intuito: qualcuno da qualche parte ha sbagliato, ed i piani terrestri presentano una faglia, un vizio di forma. Per una quarantina d’anni hanno fatto vista di non accorgersene, ma adesso troppi nodi stanno venendo al pettine, e non si può più aspettare: dobbiamo correre ai ripari, e ci serve gente come lei. Si stupisce?”
dal racconto "I procacciatori di affari"
L’unica macchina imperfetta, che presenta un vizio di forma, è l’uomo.